sabato 1 novembre 2008

Un paesaggio politico: il vercellese e il canale cavour


Il Canale Cavour è uno dei luoghi proustiani della mia infanzia. L'opera, ideata dall'agrimensore vercellese venne progettata da Francesco Rossi e Carlo Noé tra il 1846 e il 1852 per incarico di Cavour, allora Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Piemontese. Per il suo carattere politico ed economico l’opera mi appare come uno dei più significativi esempi di costruzione politica e semantica di un paesaggio. I lavori di costruzione del canale ebbero inizio nel 1863, dopo la proclamazione del Regno d'Italia ed ebbero compimento nel 1866, dopo meno di tre anni dal loro inizio. L’opera voleva sicuramente destare meraviglia per la sua complessità, a noi oggi appare come un paesaggio quotidiano, ma i ponti canali, gli attraversamenti di strade e corsi d’acqua dovevano dare l’impressione di un territorio in cui l’inventiva umana e la tecnica avessero portato benessere e richezza.
Il canale risulta ancora però maggiormente geniale nell’uso semantico che viene fatto del paesaggio e dei materiali. A differenza di costruzioni affini in area anglosassone, qui il paesaggio non viene configurato in chiave romantica, nulla è sublime, appare solo chiara perizia tecnica. Il paesaggio rimane configurato in senso orizzontale, non vengono inserite ad esempio rive boscose o ponti in ferro o ghisa, né le costruzioni presentano se non per l’edificio di imbocco alcuna monumentalità. Il richiamo sia nelle costruzioni sembra essere alle chiesette romaniche di campagna, all’abadia di Lucedio, ai porticati delle cascine. L’immagine che il paesaggio vuole creare in chi lo attraversa, che si estende piatto a perdita d’occhio fino alle prealpi deve essere quello di un’unica coralità agraria, che nel silenzio produce ai ritmi della produzione industriale.

Nessun commento: