lunedì 27 ottobre 2008

L'esperienza di Adeodato Malatesta

Incontro per caso, in questo mio viaggio attraverso l'Ottocento italiano, la figura di Adeodato Malatesta, a quel che mi pare di leggere un vero eroe presso quei di Modena, decisamente meno consciuto fuori dal territorio. Mi vorrei soffermare su un piccolo gioiello di cultura biedermeier nostrana: La famiglia Malatesta, 1833. Quello che mi pare essere per la verità un caso più unico che raro.
E un'opera che mi colpisce per il suo valore testimonale di un periodo storico e di un gusto, quello Biedermeir di stampo tedesco e austriaco, che in Italia fatica ad emergere.
Il Malatesta, pittore presso il piccolo ducato di Modena, soggetto all'influenza economica e culturale asburgica vede in Vienna un modello da emulare, sebbene releghi le espressioni artistiche di moda oltralpe ad un soggetto a sfondo meramente privato. Le rappresentazioni dei regnanti e i ritratti sono segnati ancora da un classicismo ancien regime che poco hanno da spartire con questa raffigurazione di calore famigliare. Il biedermeir sembra essere in Italia riservato ai borghesi, non ai re, e quindi per questo è più legato alla di una classe e di una nazione con basi più democratiche.


Il fatto che il Malatesta abbia conservato così a lungo l'opera nel suo studio gli da l'impronta del grande, il gusto moderno come conoscenza, come esercizio retorico e di stile, come sfogo e valvola personale davanti all'impossibilità di applicare il moderno al lavoro reale, ma anche come modello a cui guardare e come filtro attraverso cui mediare le sue opere religiose o i ritratti di monarchi e patrioti.
Le simpatie liberali, le commesse monarchiche, l'attrazione verso le innovazioni straniere, le opere religiose e devozionali, rendono Malatesta una delle figure più interessanti del nostro secolo sconosciuto e forse lasciano pensare che negli studi e negli appartamenti privati dei borghesi e dei liberali il gusto biedermeier esitesse anche da noi.

Immagini:
Adeodato Malatesta, La famiglia Malatesta, 1833, Modena, Museo Civico
Adeodato Malatesta, Ritratto di Ciro Menotti, Reggio Emilia, Museo del Tricolore

giovedì 23 ottobre 2008

fallimenti intresi: Davide Ranzoni e i Troubetzkoy

Leggo la triste biografia di Daniele Ranzoni. Enfant prodige, adolescente genio, pittore di successo, poi il declino inglese, la follia, la malattia mentale. Devo essere sincero che non mi ha mai interessato molto la Scapigliatura, ma della parabola di quest'autore non si può prescindere in un blog che dovrebbe avere come obiettivo primario quello di parlare dell'Italia post-unitaria. Noto da più parti (garzantina in primis) un certo disprezzo e una certa incomprensione verso questo pittore che forse non è il più geniale, nè il più brillante esponente dell'ottocento lombardo, ma sicuramente uno dei più rappresentativi di un demi-monde tra il turistico e il mondano in cui convivono, in un triste e greve raccontino, tutti i caratteri di una cultura che soffoca, che non riesce ad emergere e che diventa sempre più polverosa e piccolo borghese. Questo mi spiace perchè non è affatto il taglio che avrei voluto dare a questo blog, anzi avrei voluto dare un'immagine gloriosa dell'Ottocento italiano, liberale e progressista, ma forse da questi salottini perbene non si può proprio prescindere.
Parto da un lavoro del 1873: I figli del principe Troubetzkoy di Ranzoni. Interrotti dai loro giochi con il cagnolone di casa, si lasciano ritrarre dal cenacolo scapigliato del padre. Quanta decadenza però in questo lavoro. Questi nobili principini sono già in pose semi-mondane, già preannunciano la bellezza del dandy e del borsiere. Un'infanzia troppo presto conclusa, giochi un po' violenti, un po' cinici e sopra tuto le ombre di una foresta finto-tropicale nel giardino di una casa pulita ed impeccabile. Probabilemente questo lavoro è uno dei più riusciti di Ranzoni ed è così carico di cattivi auguri. E un po' come se il pittore si riconoscesse in questi giochi, come se rimpiangesse un'infanzia perduta, un' infanzia attorno a cui costruisce tristi presagi e ombre scurissime. Quale senso di rivalsa avrà avuto il giovane Ranzoni nei confronti dei borghesi di Intra, che l'avevano eletto all'arte fin dalla tenerissima età? In questi bambini biondi, già così tanto a contatto con il volgare lusso della provincia, con i cenacoli di una letteratura minore, uno sguardo vuoto e perduto, di una generazione che non trova se stessa. E in questo cenacolo minore Ranzoni che conosce i prossimi padroni, la gentry per cui lavorerà fino agli anni '80.

Poi fu la parabola inglese, la storia che si ripete: il razzismo e il classismo anglosassone, la grigia provincia britannica, le esigenze di una rappresentazione aristocratica, la noia, la volgarità, l'attrazione turistica esportata che perde sapore, i notai, i pizzicagnoli e una dopo l'altra le loro case, le loro figle, talvolta l'amore, poi dire che di questo mondo non ne voleva più sapere e che il lago era meglio, era suo, era lì che stava nascosta la vita, la verità forse. Quale senso di rivalsa avrà avuto Ranzoni vecchio e pazzo, seduto davanti al suo lago, nei confronti dei borghesi di Intra? Alla fine degli anni '80 sul lago doveva esserci solo più lui, il cenacolo dei Troubetzkoy fallito, la villa chiusa e poi venduta mentre era via, i nuovi ricchi, turisti meno colti e più sicuri di sè che sciamano sul lago, e i borghesi di Intra sempre a leccare il culo e il lago , ora vuoto di una storia minore che solo lui conosce.

martedì 21 ottobre 2008

Sinfonia della luna: quando la rivoluzione finì in un falò


Singolare risulta scoprire come la formazione socialista di Nomellini, che troviamo vicino agli anarchici e agli operai del porto di Genova viri verso la fine del secolo verso un misticismo notturno e panico. Oltre a trovare bellissima la composizione di campi e marine ed il ritmo dei pannelli, penso che il lavoro sia davvero di sapore dannunziano. Come suggerisce Silvestra Bietoletti riguardo a "la colonna di fumo": "Lidi, pinete, picchi apuani, partecipano alle attese di rinnovamento sociale complessivo, estetico e politico insieme". In realtà appare soprattutto un ripiegamento mistico ed intimo, in cui l'identificazione con un territorio si idealizza, dimenticando quelle stesse istanze di rinnovamento che proprio dalla natura avrebbero potuto prendere le mosse. La luna vaga sopra una terra arcaica e magica in cui la contemplazione prevale sul senso di giardino coltivato dalle mani dell'uomo, che compare solo accennato nel quadro centrale della veggente. Sinfonia della luna, 1899.

domenica 19 ottobre 2008

una baita sopra il monte


Dopo le precedenti divagazioni è bene ritornare all'ordine rimanendo però sui monti e guardando ancora all'area austriaca. Un ritratto di famiglia, grande invenzione Biedermeier. Temi che niente, ma proprio niente hanno a che vedere con garibaldini, bizantini o decadenti. Mi fa riflettere su come cambino i gusti, mi domando però come improvvisamente si sia scelto di abdicare da questo tipo di rappresentazioni.

sabato 18 ottobre 2008

erotic biedermeier


L'occasione è talmente ghiotta che non ho potuto fare a meno di mettere un post. Stavo sfogliando un po' di testi per dare inizio ad una serie di piccole deviazioni Biedermeir e volevo partire con la "Preghiera della Sera", 1839 di Peter Fendi, quando internet mi regala i suoi ghiotti disegni erotici. Questo lato nascosto del biedermeier più accademico era davvero una sorpresa troppo grande per non essere inserito. Queso devia fin da subito le mie divagazioni, ma sicuramente rende più complessa e sfidante l'analisi che mi apprestavo a compiere. Un'indagine che dovrebbe avere Biella come epicentro.

martedì 14 ottobre 2008

Elite d'alta quota


Il tema della fotografia d'alta quota non è del tutto nuova, mostre sono state viste di recenti dalle mie parti (l'anno scorso alla GAM in occasione delle Olimpiadi una retrospettiva su Vittorio Sella)e un bellissimo dossier l'ho trovato si trova sulla rivista fotostorica.it. Quello che risulta interessante nel viaggio nella fotografia italiana dell'Ottocento, oltre a pochi nomi che ho trovato originali (deprezzati a parer mio dalle sopravvalutazioni recenti di von Gloeden & C.), risulta il ruolo che la città di Torino va a ritagliarsi in quegli anni proprio nel settore fotografico (Rey, Sella, Domenico Riccardo Peretti Griva...) , fino a culminare con l'esposizione del 1898. In questo contesto le comuni passioni di una piccolissima elite cittadina per fotografia e alpinismo tracciano non solo le immagini di una nuova città, che va arricchendosi ed industrializzandosi, ormai lontana dalle ambizioni di capitale politica, ma anche di una società industriale i cui modelli perdureranno per gran parte del 900.

lunedì 13 ottobre 2008

Excelsior, 1881: pubblica illuminazione

Mi sembrava l'Execelsior del 1881 una naturale prosecuzione del post precedente con le immagini di Schinkel per il flauto magico. Questo video è così tanto gravido di nazionalismi da impressionare. Però penso che sia una delle meraviglie di youtube.

Link:

http://www.sistemamusica.it/dicembre/26.htm

giovedì 9 ottobre 2008

Schinkel: industria e teatro

Mi sembra così poco conosciuto fuori dalla Germania il lavoro di Schinkel, ma mi sembra sempre così moderno, mi viene da dargli una trentina di anni di più, anzi a volte anche '70. Questa regina della notte per me va ben oltre il neoclassico, ha in sè tutte le innovazioni positiviste della macchina, del progresso ruggente, mi sembra quasi da Excelsior. Mi pare abbia visto giusto Kentridge nel citarlo anche se filologicamente il povero Mozart salisburghese viene perso di vista. Trovo davvero grande sintonia con i suoi lavori e ogni rilettura fatta da artisti contemporanei sui suoi lavori è stato per me riuscitissima, penso al lavoro di Nannucci davanti al Museo Egizio o la chiesa con il suo museo. Per quel che mi riguarda da noi forse solo Palagi (altro misconosciuto) gli sta pari, penso al lavoro che ha fatto a Pollenzo, che putroppo non ho mai visto. Mi chiedo alla fine perchè mi sono imbarcato nel 2° impero quando ci sono tanti momenti felici all'apertura del secolo. Forse di più e tutto era più semplice. Vabbé questa generazione di precoci ingegneri potrò sempre tenerla come pietra di paragone.

martedì 7 ottobre 2008

come i milanesi divennero italiani


Mi colpisce il numero di monumenti commissionati dalla cittadinanza milanese e dedicati alle tematiche risorgimentali ed in particolare allo stato sabaudo e piemontese. Questo legame che Milano negli anni successivi all'unità nazionale mira a costruire con Torino colpisce alquanto. Da un lato non risulta che questo stesso legame venga costruito con Roma. Sembra in qualche modo sepreggiare l'idea di un risorgimento nordico, un'asse di legami tra due città che sembrano assumere un ruolo più debole dal punto di vista politico nel periodo postunitario. Ancora più probabile mi sembra però l'idea di una Milano che va affermandosi culturalmente ed economicamente come capitale dell'industria e della plutocrazia di fine secolo. Il dono e i tributi alla dinastia sabauda potrebbero essere letti quindi come un riconoscimento verso una liberazione economica del territorio ambrosiano ed in Torino il motore deluso di un emancipazione.
(immagine di fukurokuju, flickr.com)

lunedì 6 ottobre 2008

Gaetano Koch: eclettismo finanziario


Palazzo Koch, Banca Italia. Felici scoperte della Roma umbertina. Non riesco però a trovare belle foto della cappella reale di Sabaudia. Uffa.

sabato 4 ottobre 2008

Annunci di Novecento

Ma Salgari lo si considera dell'Otto o del Novecento? Mi è venuta voglia di romanzi e letteratura per ragazzi esotica. Mi piace lo stile dandy delle copertine delle Giungla Nera che sono a metà strada tra Wilde e Baudelaire.
Qui una mappa delle ambizioni coloniali italiane in Indocina (in verde)tra il 1880-1885 trovata su Wiki.
Questo doveva essere il sogno di gran parte dei decadenti europei. Le immagini della grande moschea nel Sultanato di Aceh sembrano davvero uscite dalla fantasia dello scrittore torinese, così come lo erano i templi di Mandalay prima che nel 1885 l'impero britannico assoggettasse questi territori alla corona inglese.

giovedì 2 ottobre 2008

Sacra restaurazione: divagazione1


Primo post, prima eccezione alle regole. Nulla a che vedere con garibaldini e decadenti, anche se l'abito leggermente alla turca della vergine preannuncia ben altri bizantinismi. In realtà la Madonna Annunciata del Palagi (1826) la inserisco per ora così, ma più avanti avrò intenzione di fare qualche formativo confronto tra queste vergini mondane e le più pastorali e bigotte pratiche fin de siècle.
In tema di madonne mondane un confronto tra i nostrani angeli annunciatori e le ricerche cattoliche che interessano oltralpe Ingres (Madonna dell'Ostia del 1862, il voto di Luigi XIII del 1824) può risultare il primo indicatore di un fenomeno che potrebbe preannunciarsi interessante. Il secolo positivo tra anticlericalismo, vecchi cattolici, graves ac diuturnae e confraternite di Francesco di Sales, pone la situazione della Chiesa in una luce particolare e mi piacerebbe comprendere come l'arte agisca in questo complesso contesto.