E un'opera che mi colpisce per il suo valore testimonale di un periodo storico e di un gusto, quello Biedermeir di stampo tedesco e austriaco, che in Italia fatica ad emergere.
Il Malatesta, pittore presso il piccolo ducato di Modena, soggetto all'influenza economica e culturale asburgica vede in Vienna un modello da emulare, sebbene releghi le espressioni artistiche di moda oltralpe ad un soggetto a sfondo meramente privato. Le rappresentazioni dei regnanti e i ritratti sono segnati ancora da un classicismo ancien regime che poco hanno da spartire con questa raffigurazione di calore famigliare. Il biedermeir sembra essere in Italia riservato ai borghesi, non ai re, e quindi per questo è più legato alla di una classe e di una nazione con basi più democratiche.
Il fatto che il Malatesta abbia conservato così a lungo l'opera nel suo studio gli da l'impronta del grande, il gusto moderno come conoscenza, come esercizio retorico e di stile, come sfogo e valvola personale davanti all'impossibilità di applicare il moderno al lavoro reale, ma anche come modello a cui guardare e come filtro attraverso cui mediare le sue opere religiose o i ritratti di monarchi e patrioti.
Le simpatie liberali, le commesse monarchiche, l'attrazione verso le innovazioni straniere, le opere religiose e devozionali, rendono Malatesta una delle figure più interessanti del nostro secolo sconosciuto e forse lasciano pensare che negli studi e negli appartamenti privati dei borghesi e dei liberali il gusto biedermeier esitesse anche da noi.
Immagini:
Adeodato Malatesta, La famiglia Malatesta, 1833, Modena, Museo Civico
Adeodato Malatesta, Ritratto di Ciro Menotti, Reggio Emilia, Museo del Tricolore





Mi sembra così poco conosciuto fuori dalla Germania il lavoro di Schinkel, ma mi sembra sempre così moderno, mi viene da dargli una trentina di anni di più, anzi a volte anche '70. Questa regina della notte per me va ben oltre il neoclassico, ha in sè tutte le innovazioni positiviste della macchina, del progresso ruggente, mi sembra quasi da Excelsior. Mi pare abbia visto giusto Kentridge nel citarlo anche se filologicamente il povero Mozart salisburghese viene perso di vista. Trovo davvero grande sintonia con i suoi lavori e ogni rilettura fatta da artisti contemporanei sui suoi lavori è stato per me riuscitissima, penso al lavoro di Nannucci davanti al Museo Egizio o la chiesa con il suo museo. Per quel che mi riguarda da noi forse solo Palagi (altro misconosciuto) gli sta pari, penso al lavoro che ha fatto a Pollenzo, che putroppo non ho mai visto. Mi chiedo alla fine perchè mi sono imbarcato nel 2° impero quando ci sono tanti momenti felici all'apertura del secolo. Forse di più e tutto era più semplice. Vabbé questa generazione di precoci ingegneri potrò sempre tenerla come pietra di paragone.



